Apprendiamo dalla stampa che il presidente del Brasile Jair Bolsonaro verrà in visita nei prossimi giorni nella nostra città per rendere omaggio nel sacrario di San Rocco
alla memoria dei tanti militari brasiliani (25.000) membri delle truppe alleate, morti durante il secondo conflitto mondiale per aiutare il popolo italiano a sconfiggere il nazifascismo e inaugurare una nuova stagione di democrazia, di riconoscimento di diritti e di libertà in Europa.
Rendere omaggio a caduti e rafforzare i legami di vicinanza tra i popoli è gesto importante.
Tuttavia, riteniamo doveroso ricordare e denunciare che il Presidente Bolsonaro ha legittimato e incoraggiato l’assalto alle risorse naturali e ambientali del suo paese, senza alcun riguardo per i popoli indigeni.
In Amazzonia in particolare è in corso una guerra di conquista, con invasioni di terre, assedio di comunità, e con incursioni di bande armate agli ordini di imprenditori agricoli (fazenderos) che hanno ucciso molti attivisti. Questa guerra è combattuta per mezzo di migliaia di incendi appiccati nelle regioni del Sud e nello stato del Roraima al nord – in particolare nel 2019 in cui gli incendi sono triplicati – e lascia spazio allo sfruttamento indiscriminato di quei territori da parte dell’agrobusiness.
Il governo di Bolsonaro ha depotenziato e delegittimato le politiche di protezione della foresta e dei suoi abitanti con l’allentamento delle normative ambientali e riprendendo il linguaggio dei militari del golpe del 1964 che inaugurarono lo sfruttamento delle ricchezze naturali della foresta con l’intento di “aprire” la foresta al motto di “l’Amazzonia è nostra”.
Bolsonaro è portatore della visione più oscurantista e repressiva in tema di diritti civili e che mostra, nel suo orizzonte, la violenza dei gruppi paramilitari. Durante la votazione per impeachment della presidente Dilma Rousseff, ha dedicato il suo voto alla memoria del più noto torturatore dell’esercito, il colonnello Brilhante Ustra.
Durante la pandemia ha cercato di occultare i dati relativi ai numeri delle vittime del coronavirus, assegnando a 38 militari privi di ogni qualifica rilevanti funzioni ministeriali.
Mentre misure di precauzione e di lockdown erano prese da molti paesi per evitare la diffusione del contagio e tantissime morti, in Brasile, nel luglio 2020, il presidente ha vietato misure precauzionali e la distribuzione di mascherine alla popolazione più povera e nelle carceri. Ha inoltre abrogato articoli di legge, già approvati dal Senato, che obbligavano il governo a fornire acqua potabile, materiale di igiene, collegamenti internet e distribuzioni alimentari, sementi e utensili per la coltivazione della terra ai villaggi indigeni. Ha vietato altresì i fondi di emergenza destinati a quelle popolazioni.
Ha respinto l’obbligo del governo di garantire assistenza ospedaliera e ausili per la respirazione ai popoli indigeni e agli abitanti delle comunità afro-brasiliane “Quilombos”. Frei Betto, frate domenicano consulente della FAO e impegnato nei movimenti sociali così scriveva nel luglio 2020:
“In Brasile è in atto un genocidio! (…) Le ragioni delle intenzioni criminali del governo Bolsonaro sono evidenti. Lasciare morire gli anziani per risparmiare sui fondi della Previdenza Sociale. Lasciare morire i portatori di malattie pregresse, per risparmiare i fondi del SUS, il sistema nazionale di salute. Lasciare morire i poveri, per risparmiare i fondi del ‘Bolsa Família’ e degli altri programmi sociali destinati a 52,5 milioni di brasiliani che vivono sotto la soglia della povertà, e ai 13,5 milioni che si trovano in situazione di miseria estrema (sono dati del governo federale)” (https://www.pressenza.com/it/2020/07/lettera-di-frei-betto-agli-amici-allestero/). La Commissione parlamentare d’inchiesta (Cpi) del Senato brasiliano ha recentemente approvato le conclusioni di un’indagine, un rapporto di 1.200 pagine, che accusa il presidente Bolsonaro di undici reati per la pessima gestione della pandemia da Covid-19 in Brasile. Si tratta di crimini comuni, crimini di responsabilità e crimini contro l’umanità, con il coinvolgimento anche dei suoi figli e di altre 64 persone. A causa della pandemia sono morti circa 600mila brasiliani: secondo il rapporto, 300mila morti potevano essere evitate se fossero state prese misure di precauzione e contenimento e non si fosse affermata la posizione negazionista del governo diffusa sui social con notizie false. La Commissione accusa il presidente di aver deliberatamente deciso di non prendere le misure necessarie contro il coronavirus puntando all’immunità di gregge e denuncia anche il “deliberato ritardo” nell’acquisto dei vaccini, in quanto il governo ha preferito promuovere cure inefficaci come l’idrossiclorochina, con “tragiche conseguenze” per la popolazione. L’accusa di “crimine contro l’umanità” potrebbe essere portata davanti alla Corte penale internazionale dell’Aia.
Essendo a conoscenza di questi e altri elementi, riteniamo che la visita del presidente Bolsonaro sia occasione per manifestare la nostra solidarietà al popolo brasiliano provato da tante sofferenze e per esprimere la più ferma condanna rispetto agli indirizzi del suo governo che opprimono i più poveri e fragili del Paese (in particolare le popolazioni indigene dell’Amazzonia) e offendono la memoria di quei brasiliani che sono morti in Europa per portare solidarietà alla lotta di liberazione. E chiediamo con insistenza che il governo brasiliano promuova politiche nel rispetto della giustizia, della cura dell’ambiente e della salute, con attenzione, soprattutto, ai più poveri.
AGESCI, Arkè, Associazione Portaperta, CARITAS di Pescia, Caritas di Pistoia, CO&SO, CGIL, CISL, UIL, Coop Gli Altri, Coop Gruppo Incontro, Coop Pantagruel, Libera Pistoia, Coordinamento tutela legale dello straniero Avvocati di Pistoia, L’Acqua Cheta, Parrocchia Santomato, San Martino De Porres, Azione Cattolica, Art. 32 Ambulatorio solidale.
